E’ sempre utile sottolineare l’importanza dell’assessment psicologico. Sarebbe improbabile, almeno per quel che concerne la terapia cognitivo comportamentale, immaginare un lavoro strutturato con il paziente senza prevedere una fase iniziale di assessment.
L'assessment psicologico si basa su alcuni criteri di base, ossia su regole che in un certo senso lo caratterizzano, anche se sono possibili numerose varianti che tengono conto di diversi e specifici quadri clinici.
Oggi, considerato l’interesse crescente per le neuroscienze, abbiamo a disposizione strumenti nuovi che possono essere d'aiuto nella fase di assessment.
Uno strumento di assessment che consente una analisi dettagliata delle funzioni fisiologiche e biopsichiche è rappresentato dal biofeedback. Questo riesce a registrare in tempo reale una serie di risposte fisiologiche dell'organismo e a trasformarle in segnali specifici e codificati, che possono essere visivi o acustici.
Il punto è che nel momento in cui l'informazione viene codificata consente al paziente di "verificare" la conseguenza diretta di un suo stato interno e di "apprendere", sfruttando appunto questo feedback, un nuovo comportamento obiettivo.
La risposta di attivazione fisiologica indica per così dire il livello attribuibile a un certo stato interno emotivo, rendendola quantificabile quindi in termini accurati.
I dati delle misurazioni iniziali costituiscono il livello basale del soggetto, denominato baseline (si misurano ad esempio il ritmo cardiaco e la tensione muscolare, nonché la temperatura cutanea).
Da un punto di vista clinico : ansia, attacchi di panico, fobie, depressione, problematiche cardiovascolari e muscolari sono solo alcune delle applicazioni terapeutiche del biofeedback.
Da questo punto di vista l’utilizzo del biofeedback (o neurofeedback) si rende particolarmente utile per lo psicologo clinico che operi in contesti complessi quali quelli ospedalieri. In particolare lo strumento trova un naturale impiego nell’attività del servizio di psicologia clinica dell’Ismett. Periodi di lunga ospedalizzazione, nonché la degenza durante le fasi post operatorie rappresentano spesso momenti difficili da superare, ove i pazienti devono impegnarsi nella costruzione di un nuovo percorso di vita con nuovi vissuti e nuove percezioni di se e del proprio stato di salute. Spesso infatti l’ospedalizzazione o l’essere in attesa di un intervento chirurgico complesso quale il trapianto d’organo può generare un livello notevole di ansia/depressione nei pazienti, i quali possono essere “guidati” proprio in un processo di consapevolezza degli stati interni attraverso il biofeedback e l’analisi delle variabili fisiologiche.
Questa costellazione iniziale di indici fisiologici può differire da soggetto a soggetto e fornisce indicazioni interessanti e obiettive per sviluppare piani terapeutici mirati all’implementazione di terapie “personalizzate”. Ciò costituisce quindi la base per una accurata psicodiagnosi iniziale, ove la baseline e il livello di reattività del soggetto agli stressors ambientali rappresentano informazioni di indubbio valore.
Dott. Josephine G. Morana
Responsabile U.O. Servizio Psicologia Clinica Ismett
Dott. Francesco Greco Resident Psychology