L’esperienza all’ISMETT :
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera l’alcol come una droga, ma forse non tutti sanno che i morti per alcol o per conseguenze ad esso correlate (epilessia alcolica, demenza alcolica, delirium tremens, danni cardiaci, allo stomaco, all’intestino, al fegato, all’apparato rirpoduttivo, tumori, inutilizzo delle gambe) sono maggiori di quelli per overdose. Molte società scientifiche americane, tra cui l’American Academy of Pediatric, hanno constatato che, interventi svolti dai medici di famiglia, si sono dimostrati efficaci nella prevenzione del consumo di alcolici. Dai risultati è emersa la necessità di fornire maggiore formazione e supporto ai medici e alle istituzioni deputate all’educazione degli adolescenti, per esempio, e alla promozione della salute.
Un primo passo si può fare partendo dal riconoscere il problema alcolismo come vero e reale, facendo seguire a questo la ricostruzione dei comportamenti, dei valori, degli affetti, in una parola, di tutto ciò che rende piena e significativa la vita; questo presuppone un impegno diretto della persona alcolista, ma richiede altresì che sia presente il coinvolgimento e il sostegno attivo, solidale dei familiari, degli amici e, dato essenziale, il ruolo del medico che opera sul territorio andrebbe formato e potenziato.
L’accoglienza e la valutazione clinica della richiesta d’aiuto:
Al di là delle problematiche squisitamente di natura organica, l’etilista ha una componente multiproblematica che assolve aspetti bio-psico-sociali. Per tanto, la condizione di ogni paziente viene valutata con attenzione, evidenziando aree del funzionamento socio-relazionale, utile supporto agli interventi terapeutici.
Per tanto, l’intervento terapeutico in ISMETT coinvolge operativamente ed in modo integrato, l’attività di diverse figure professionali: psicologo, epatologo, assistente sociale ecc… In particolare, accanto ai dati anagrafici ed a quelli relativi alla condizione sanitaria, si raccolgono informazioni circa le caratteristiche per durata ed intensità dell’abuso alcolico, l’eventuale concomitanza d’altri abusi di sostanze, la presenza di disturbi della sfera psico-affettiva e mentale, nonché dati circa la situazione familiare, l’attività lavorativa, l’adattamento socio-relazionale.
L’etilista ed il “craving”:
Secondo l’interpretazione della scuola comportamentista, orientamento teorico seguito dal Servizio di Psicologia Clinica ISMETT, il “craving”, sarebbe espressione di una risposta condizionata positiva, legata al rinforzo connesso all’uso di etanolo. Sarebbe, dunque, soggetto ai fenomeni propri della risposta condizionata, quali l’estinzione e il rinforzo. Il “craving”, di fatto, rappresenta una grave sofferenza per l’individuo, che teme di non riuscire a controllarsi. Esso, infatti, porta frequentemente alla ricaduta ed alla perdita del controllo nelle modalità di assunzione, per quantità e durata del comportamento d’abuso.
Obiettivi del trattamento :
Nella Nostra esperienza, gli obiettivi del trattamento non vanno fissati rigidamente, ma possono modificarsi in base alle caratteristiche ed alle problematiche dell’individuo, al momento storico dell’evoluzione clinica del suo disturbo, nonché, sulla base delle effettive risorse dell’ambiente, utilizzabili ai fini terapeutici.
L’alcolista e lo psicologo :
Nel momento della valutazione psicologica relativa ad un eventuale inserimento in lista d’attesa per trapianto di fegato, e si pone diagnosi di “alcolismo”, lo psicologo deve avere in mente alcuni punti fondamentali che deve chiarire insieme al paziente:
1.Perché la condotta di abuso si è consolidata nel comportamento del paziente.
E’ importante sapere il motivo che spinge una persona ad abusare di sostanze alcoliche. C’è una netta differenza tra un paziente che beve per riuscire a gestire i momenti di ansietà o depressione; tra un paziente che beve perché tale condotta si colloca in una struttura di personalità “deviante”; o un paziente che beve perché, nel suo ambiente sociale, la pratica del bere viene considerata un comportamento naturale. Nel momento della valutazione psicologica relativa ad un eventuale inserimento in lista d’attesa per trapianto di fegato, e si pone diagnosi di “alcolismo”, lo psicologo deve avere in mente alcuni punti fondamentali che deve chiarire insieme al paziente:
1. Perché la condotta di abuso si è consolidata nel comportamento del paziente.
E’ importante sapere il motivo che spinge una persona ad abusare di sostanze alcoliche. C’è una netta differenza tra un paziente che beve per riuscire a gestire i momenti di ansietà o depressione; tra un paziente che beve perché tale condotta si colloca in una struttura di personalità “deviante”; o un paziente che beve perché, nel suo ambiente sociale, la pratica del bere viene considerata un comportamento naturale.
2. La motivazione che spinge un alcolista ad uscire dal suo problema in ordine ad un eventuale trapianto e’ molto importante che la scelta di smettere di bere sia connessa a delle consapevolezze di base: coscientizzazione del danno epatico correlato alla condotta d’abuso; consapevolezza della necessaria perseveranza nell’astinenza anche nel post-oltx. E’ in quest’ambito che si focalizza il lavoro dello psicologo, tale da indurre il team trapiantologico a prendere visione dell’eventuale idoneità del paziente al trapianto.
3. Il rischio di ricaduta. Purtroppo, è ben noto agli operatori che lavorano in questo campo, l’eventualità che dopo un periodo anche prolungato di astinenza, il paziente ricominci a bere, per diversi motivi. Il pericolo di una ricaduta, purtroppo, è sempre presente ed è impossibile stabilire oggi, con assoluta certezza, cosa succederà domani. Si può soltanto stimare una probabilità di ricaduta, basandosi su alcuni elementi. Un fattore prognostico negativo è, ad esempio, la presenza nella storia anamnestica del paziente, di ripetuti tentativi di smettere, con successiva ripresa del bere.
Gli psicologi, gli alcolisti e il Ser.T. :
E' necessario sottolineare che i pazienti alcolisti seguiti attualmente dal Servizio di Psicologia ISMETT, sono piu' di 200. Più della metà di questi ha già effettuato il percorso al SER.T. e hanno iniziato già il w- up pre OLTX. I restanti stanno ancora seguendo il percorso. In questi casi, si stabilisce un contatto diretto con i suddetti Enti esterni in un clima di piena collaborazione.
Ricadute :
Tra i trapiantati per abuso di alcolici,dato il training propedeutico al trapianto, relativamente all'astensione di alcolici, un pazinte ha avuto un'allerta al craving, questo caso, questi ha avuto l’accortezza di contattare il Servizo di psicologia ISMETT che lo ha preso da subito in carico. lo stesso, dopo un preciso assessment è stato ancora una volta inviato al Ser.T. , concludendo il percorso con buon esito terapeutico. In ogni caso, è necessario sottolineare, che tutti i pazienti alcolisti o ex -alcolisti vengono costantemente seguiti, con almeno un incontro al mese.
Dr.ssa Josephine G. Morana
Chief Clinical Psychologist
Responsabile dei Servizi di Psicologia Clinica UPMC/ISMETT
Dr. Rosario Girgenti
Attending Psychologist
Servizi di Psicologia Clinica UMPC/ISMETT