giovedì 10 dicembre 2009

Coping

Esistono differenti modalità (o stili) con cui le persone fanno fronte ad eventi a carattere stressante, specie quando questi hanno un carattere minaccioso per la vita. Questo processo viene definito coping e comprende sia i processi cognitivi di attribuzione di significato alla situazione che si sta affrontando, sia sui comportamenti operativi adottati e manifestati dal soggetto. A questo punto, dovrebbe essere chiaro che la malattia può assumere significati diversi a seconda della storia, delle esperienze passate e della personalità e del vissuto di ogni singolo individuo e che tali significati influenzano il comportamento. A scopo esemplificativo, si riporta una breve storia di un caso rilevatosi all’ISMETT, ove è possibile intravedere quanto sopra-indicato: “M. era un giovane padre di 32 anni, la cui figlia stava completando le visite per l’inserimento in lista d’attesa per trapianto di fegato, essendo affetta da Atresia delle vie biliari. Nonostante le informazioni date, questi continuava a sostenere che la malattia della figlia non era che il correlato punitivo di un suo”cattivo comportamento” del passato. In sostanza, dichiarava che durante il suo servizio di leva militare, aveva avuto un conflitto con un soldato di origine americana. Tale conflitto sfociò successivamente in una colluttazione fisica, con conseguenze molto gravi per il soldato americano. Il fatto di avere una figlia ricoverata in un Ospedale”americano”(ISMETT), a dire del genitore, era l’esemplificazione chiara di una punizione divina, alla quale non poteva fare altro che sottoporsi – tutto era colpa sua!”. Nel caso di una malattia di natura effettivamente familiare o ereditaria, può dar luogo ad atteggiamenti di iper-protezione ansiosa, rifiuto, negazione, svalutazione di sé o del personale sanitario e questo per trovare una propria forma di equilibrio psichico. In questo caso è fondamentale un lavoro di “riformulazione cognitiva”, tramite un approccio psico-educativo, per dare la possibilità di affrontare e condividere i sentimenti di impotenza e dolore, di elaborare l’ostilità nei confronti di alcuni genitori che sembrano ostacolare il lavoro, di individuare le modalità più idonee per aiutare i genitori in difficoltà ad accostarsi al proprio bambino. Dr. Rosario Girgenti Psicologo Clinico Coordinatore Servizi Ambulatoriali UPMCI-ISMETT

1 commenti:

Anonimo ha detto...
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